riabilitazione terapia con infiltrazioni ecoguidate
Medicina

Terapia infiltrativa eco-guidata: la nuova frontiera per i dolori osteoarticolari

Negli ultimi decenni la terapia infiltrativa si è affermata nel trattamento di molteplici patologie dell’apparato locomotore grazie alla sua notevole efficacia con rapido raggiungimento dell’effetto terapeutico e prolungato nel tempo. Per infiltrazioni si intendono iniezioni di sostanze terapeutiche (acido ialuronico, cortisonici, anestetici locali, etc.) direttamente all’interno dell’articolazione (infiltrazioni intra-articolari) o attorno all’articolazione stessa (infiltrazioni peri-articolari).

Dall’artrosi al trattamento del dolore cronico, alle tendiniti, le infiltrazioni rappresentano quindi un importante strumento terapeutico. Nello specifico, le principali indicazioni di questa cura sono:

  • patologie articolari come artrosi sia delle grandi articolazioni, come ginocchio, spalla, anca, che delle piccole come polso, caviglia e dita; artriti non infettive, condropatie
  • patologie delle strutture peri-articolari (borsiti, capsuliti, fasciti, entesopatie, tendiniti ecc)
  • Altri target terapeutici sono rappresentati dall’ernia del disco e da sciatalgie, le quali possono essere trattate con infiltrazioni di ozono.

I benefici ottenuti dalle infiltrazioni

I benefici ottenuti dalle infiltrazioni sono numerosi. In particolare, esse consentono di ridurre il dolorecontrastare l’infiammazione riducendo la flogosi e il versamento articolare, lubrificare l’articolazione grazie alla viscosupplementazione, rallentare la degenerazione dei capi osseimigliorare la funzione dell’articolazioneritardare/sostituire il ricorso alla chirurgia.

A completare il quadro dei vantaggi legati a questa terapia, la possibilità di sostituire o ridurre l’assunzione di farmaci da parte del paziente.

Premesso ciò, va anche specificato che attualmente esiste un’alternativa innovativa, rappresentata dalla sostituzione della guida radiologica con quella ecografica, il che garantisce al paziente una maggiore sicurezza delle procedure infiltrative, che non vengono più eseguite “alla cieca” ma con una maggiore efficacia.

“L’approccio alle patologie infiammatorie e degenerative in ortopedia ha sempre considerato le infiltrazioni tra le opzioni terapeutiche più rapide ed efficaci; – sottolinea il dott. Ferruccio Vincentelli, specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione Gruppo Monti Salute Più – a seconda delle indicazioni, si valuta l’uso di sostanze dotate di capacità antinfiammatorie (in genere cortisone) o di sostanze “lubrificanti” (acido ialuronico). Un approccio ecoguidato implica la possibilità di raggiungere il bersaglio con precisione riducendo l’ uso di farmaco e ottenendo una maggiore probabilità di guarigione. La procedura è applicabile virtualmente a tutte le articolazioni e permette di raggiungere anche le più piccole a livello della mano, come la trapezio metarcarpale, spesso fonte di un dolore molto invalidante”.

Integrate in un protocollo riabilitativo più ampio, le infiltrazioni di acido ialuronico e cortisone possono risolvere la fase dolorosa acuta e migliorare la funzionalità globale dell’articolazione fungendo da spaziatore meccanico. In particolare, le infiltrazioni di acido ialuronico sono utili nel trattamento delle patologie artrosiche dell’anca, in quei casi che non sono ancora chirurgici, ma che comunque limitano la vita attiva del paziente.

“A livello dell’anca il puntamento ecografico – prosegue il dott. Vincentelli – è assolutamente necessario per raggiungere la capsula articolare in sicurezza, evitando le strutture vascolari e nervose che a volte si sovrappongono al punto di ingresso dell’ago. Un capitolo a parte meritano le patologie a carico del trocantere, punto osseo di inserzione di diversi tendini che alcuni autori hanno paragonato alla cuffia dei rotatori di spalla. Spesso il dolore che proviene da questi tendini o dalle borse mucose che li accompagnano è molto intenso e rende difficile camminare o dormire sul fianco. In casi selezionati queste strutture si possono trattare per via infiltrativa ecoguidata perchè spesso il bersaglio è a 5-6 cm di profondità, pertanto mal raggiungibile dalle comuni terapie strumentali e dai farmaci per bocca, in quanto scarsamente vascolarizzate”.

Sempre più frequentemente si usano le procedure ecoguidate anche a livello di spalla perché questo permette di essere molto più specifici nel trattare la causa del dolore senza coinvolgere nel trattamento le componenti articolari sane.

“Ad esempio per le borsiti di spalla, molto frequenti e invalidanti perché, oltre a limitare i movimenti della spalla, causano un fastidioso dolore notturno, un’infiltrazione ecoguidata intrabursale di cortisone è spesso risolutiva. Nelle patologie della cuffia dei rotatori (nelle lesioni e nelle calcificazioni) è spesso utile eseguire un ciclo di infiltrazione con acido jaluronico per migliorare lo scorrimento dei tendini e il loro trofismo. Un’altra applicazione interessante riguarda le infiltrazioni ecoguidate di scollamento capsulare. Sempre più frequentemente capitano pazienti con un processo infiammatorio a carico della capsula articolare che presentano dolore associato ad una progressiva perdita di movimento. Questi quadri patologici un tempo venivano genericamente classificati come periartriti scapolo omerali, mentre oggi sono malattie ben studiate con una loro precisa dignità clinica. Il recupero è spesso molto lento (anche di 12- 15 mesi) ma, iniettando un mix di farmaci e soluzione fisiologica sotto la capsula articolare, spesso si riesce a scollarla dal piano osseo riducendo di molto i tempi di guarigione e facilitando notevolmente il lavoro dei fisioterapisti. Infine, anche a livello del rachide si può usare l’ecografo per centrare quelle strutture spesso causa di dolore, come le faccette articolari o i legamenti interspinosi”.

Un consiglio: questa terapia può essere eseguita soltanto da un medico (in genere specialista Ortopedico o specialista Fisiatra), in quanto richiede la perfetta conoscenza dell’anatomia, unita ad una buona manualità. Medico che, in seguito alla visita e alla valutazione di eventuali malattie concomitanti, valuterà la presenza di eventuali controindicazioni all’esecuzione della procedura o all’utilizzo di certi farmaci.

di Federica Pagliarone, giornalista scientifica